Letture

“Nix”, di Elisabetta Ossimoro

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Ho appena finito di leggere Nix di Elisabetta Ossimoro, romanzo che l’autrice mi ha inviato personalmente in uno scambio con La Piccola Equilibrista. In primis, prima ancora di snocciolare il mio parere sul contenuto del libro, ammetto che mi è piaciuto molto il formato adottato dall’editore. Il libro è estremamente “maneggevole” (perdonate l’osceno aggettivo scelto!), comodissimo da leggere: anche i caratteri grandi, possibili per la mole contenuta del romanzo, rendono la lettura estremamente scorrevole!
Ma visto che probabilmente a nessuno interessa parlare del packaging del romanzo e degli stratagemmi estetici, veniamo al nocciolo. Evito di rovinare il romanzo con un pessimo riassunto (che, oltretutto, si presenterebbe assai complesso, e vedremo il perché), riportandovi pari pari la trama che l’autrice ha pubblicato sul suo blog: “Nix non è un serial killer, non è un mago e nemmeno un vampiro. Nix ha diciannove anni, un fascino spiazzante e una fidanzata molto bionda. Ha due amici carissimi, Ermanno e Ottilia, con cui affronta le piccole tragedie quotidiane dell’ultimo anno di liceo. Ha incubi ricorrenti, che lo perseguitano ogni notte.
Nix sa moltissimo e parla poco, avanza verso la Maturità con un’eleganza talmente naturale da sembrare studiata, trova il bene e il male nei posti più improbabili, ha reazioni imprevedibili nei contesti più strani.
Intorno a lui si muove un mondo di scuola, compiti, gite scolastiche, supposti intellettuali, presunti idioti, parenti stretti, creature evanescenti, professori sull’orlo di una crisi di nervi, opere d’arte, oggetti inanimati, storie d’amore che iniziano e finiscono.
Le sue poche parole affilate dissacrano le istituzioni, cercano un’eternità possibile in quel circo di luoghi comuni che è la fine dell’adolescenza. Vano è ogni tentativo di comprendere il perché della sua inquietudine, del precoce disincanto e dell’immagine troppo sfocata che ha del suo domani. Ma chissà… forse, prima dell’ultimo atto, arriverà una risposta.”

La storia si dipana semplice e lineare, tanto che all’inizio ero un po’ spaesato: non riuscivo a trovare il filo della storia, la miccia, l’evento più o meno epocale che dà il là all’intreccio vero e proprio. E’ in ritardo (per esclusiva mia colpa, sia chiaro!) che ho realizzato la vera natura di Nix: Nix è una serie di scatti, vividi e colorati, immagini minuziose di scene di vita. Nel loro millimetrico accostarsi lungo il romanzo, acquistano le sembianze di una lunga panoramica: seguiamo la vita di Nicodemo Orsini, e con la sua quella di altri personaggi mai piatti, ma anzi ricolmi di sfaccettature. Leggiamo nell’ultimo anno di liceo di questa compagine riccamente addobbata la loro vita, compressa in pillole di eventi, e forse è proprio in questo che ho apprezzato la narrazione dell’autrice: la capacità di delineare, attraverso strappi di normale vita quotidiana, l’essenza vera di ogni personaggio. E’ dunque un romanzo senza una reale spannung, senza un botto improvviso che accelera le vicende verso una conclusione: è invece una serie di pennelleate omogenee, tutte in equilibrio tra loro, che conducono a un finale tagliente.

Ma è proprio questo equilibrio, questo ordine che domina il romanzo, a essere il punto che più ho apprezzato dello stile di Elisabetta Ossimoro. Adoro l’incastrarsi delle parole, e adoro come il linguaggio possa essere reso malleabile e musicale: in questo, l’autrice non sbaglia una virgola. Ogni frase è studiata, calibrata, misurata, ma senza dimostrarlo. Eccetto un paio di occasioni, la narrazione è sempre scorrevole, e il tono quasi aulico con il quale si innalza la vita dell’oggi non appesantisce la lettura. Sembra malinconica l’autrice, nell’esasperante (e non, si badi, esasperata!) ricerca del termine migliore.

Se qualcosa poteva migliorare, però, qui scendiamo nel parere personale: nel senso che personalmente non sono un amante delle narrazioni in cui non si realizza una storia “in senso classico”, in cui manca, per intenderci, l’evento x che scatena la ricerca di una conclusione y. E in secondo luogo, alcuni personaggi (Nicodemo ed Ermanno) mi sembravano eccessivamente esaltati nella loro bellezza quasi classica e scultorea, tanto da risultarmi antipatici “a pelle”. Tolto questo personalissimo mio gusto, però, Nix rimane un romanzo gustoso, impeccabile nella scrittura, che merita di essere letto per la grandissima capacità di raccontarci una vita.

Senza sofismi, senza retorica, e senza la pretesa di insegnare qualcosa.

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